giovedì 19 maggio 2011

"La vita è troppo breve per gli scacchi", H.J. Byron

Il caso ha voluto che in questi giorni mi imbattessi in pensieri, considerazioni e aforismi a tema scacchistico tutti accomunati da una simile idea di fondo, riassunta dalla folgorante frase del drammaturgo inglese Henry James Byron: " la vita è troppo breve per gli scacchi".

Non volendo tediare i lettori con considerazioni personali poco interessanti mi limiterò a riportarne alcune "d'autore".

L'Umanista Leon Battista Alberti ha scritto nei "Libri della famiglia", un testo pubblicato nella seconda metà del 400', che: "Gioco ove bisogni sedere quasi niuno mi pare degno di uomo virile. Forse a' vecchi se ne permette alcuno, scacchi e tali spassi da gottosi (sic.), ma giuoco niuno senza essercizio e fatica a me pare che a' robusti giovani mai sia licito".

Leon Battista Alberti


Quindi, tanto per intenderci, gli scacchi erano considerati un gioco per vecchi malati di gotta o per pigre fanciulle.

Qualche anno più tardi Baldassar Castiglione nel celeberrimo "Il libro del Cortegiano" tocca un tasto dolente che tanto affligge ancora oggi innumerevoli appassionati del nobil giuoco: "Rispose il signor Gasparo: " E che dite del gioco de' scacchi?". "Quello certo è gentile intertenimento ed ingenioso", disse messer Federico, "ma parmi che un sol diffetto vi si trovi; e questo è che se po saperne troppo, di modo che a cui vol essere eccellente nel gioco de' scacchi credo bisogni consumarvi molto tempo e mettervi tanto studio, quanto se volesse imparar qualche nobil scienzia, o far qualsivoglia altra cosa ben d'importanza; e pur in ultimo con tanta fatica non sa altro che un gioco".

Baugin Lubin, Natura morta con scacchiera, c.1630 Parigi Louvre


In questo caso il giudizio è più positivo ma emerge dalle parole di messer Federico il vero problema: che per eccellere nel gioco bisogna impegnarvi tanto tempo (troppo), quanto ne occorrerebbe per imparare una qualche scienza; e alla fine sempre di un gioco si tratta.

Questa considerazione mi ha riportata alla mente un aneddoto citato da Giuseppe Pontiggia nella sua introduzione alla traduzione italiana de "La psicologia del giocatore di scacchi" di R. Fine: "Tra i pensieri che turbarono il martire boemo Jan Huss (teologo e riformatore religioso, bruciato sul rogo nel 1411), poco prima che le sue ceneri, sottratte al rogo, venissero disperse nella corrente del Reno, ci fu quello di avere dedicato agli scacchi troppo tempo".  



Ritorna quindi il tema del tempo dedicato agli scacchi, troppo tempo. Un pensiero ricorrente in quasi tutti gli scacchisti, dagli spingilegno ai professionisti, che può sfociare in discussioni più o meno feroci con mogli o fidanzate stufe di trovare scacchiere, pezzi, libri e riviste nei posti più impensabili, di sacrificare fine settimana, vacanze o ferie per assecondare l'insana passione del coniuge/compagno/fidanzato; altrettanto frequenti  "le pause di riflessione" dal gioco: ma chi me lo fa fare, ore davanti al computer impegnati in interminabili sfide a 3 minuti, tornei conclusi con risultati miserevoli che intaccano, giorno dopo giorno, torneo dopo torneo, la nostra già scarsa autostima; diffidare infine da quelli per cui "tanto alla fine è solo un gioco"...

Insomma "non c'è bisogno di occasioni così drammatiche (ma anche privilegiate) come l'attesa della morte, perchè tale inquietudine si manifesti" (G. Pontiggia), anzi si può dire che essa accompagna costantemente il nostro scacchista ponendolo di fronte alla domanda da un milione di dollari: perchè gli scacchi?!

Per concludere una celeberrima e definitiva condanna del gioco fatta da quel sant'uomo di Don Lorenzo Milani che però, forse, nell' occasione ha un tantino esagerato: "E non si gioca a scacchi mai (sic). Perchè non c'è gioco più profondamente immorale laddovechè richiede concentrazione intellettuale, mentre un gioco anche a volerlo concedere (e non lo concederei neanche così) deve essere almeno distensivo". Don L. Milani, Lettera a V. Lampronti, 23 giugno 1961


Quindi neanche una partitina a calcio, un rubabandiera, un nascondino: niente! Mentre possiamo immaginare gli scacchisti condannati all' Inferno nel girone dei Sodomiti a spingere eternamente i loro maledetti e immorali pezzi di legno.



nel video due innocenti creature che imparano i rudimenti dell' immondo gioco


L.P.

1 commento:

  1. Sono un affezionato lettore del vostro blog. complimenti per l'autore degli scritti sempre così dotti ma anche divertenti, come in quest'ultimo che poteva anche venire una mattonata

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