domenica 29 maggio 2011

III Memorial Diekmann: vince il CM F. Fulvi.

Tutto come previsto negli ultimi due turni del "Memorial H. Diekmann" che si è concluso ieri venerdì sera nei locali del Circolo Perugino. Il CM F. Fulvi ha confermato il suo ottimo stato di forma vincendo il torneo a punteggio pieno (8/8), seguito dalla 1N M. Mignone (6/8);  terzo si è piazzato la 1N D.Gubbiotti (5/8),  che ha superato per spareggio tecnico la 1N A. Barbos, vincitore dell'ultimo Campionato perugino. I risultati e la classifica completa sul sito http://www.perugiascacchi.it/wwwdik/ . La premiazione avverrà venerdì 3 giugno alle 22.


7 turno: in primo piano NC G. Orlacchio- 1N D. Gubbiotti

Nel complesso il giudizio sul torneo non può che essere positivo; in particolare la cadenza usata- 30 minuti a testa per finire- e la formula- due turni ogni venerdì- ha reso ogni partita interessante, magari non tecnicamente ineccepibile (diciamo pure piena di "cappelle") ma combattuta fino alla fine: un'unica patta in otto turni lo testimonia.

7 turno: 3N S. Rybystkyi - CM F. Fulvi

Unica nota stonata l'esiguo numero di partecipanti, quattordici. Purtroppo trovare una formula che accontenti le esigenze di tutti è impossibile e mettere in palio dei premi che rendano allettante l'iscrizione è  altrettanto difficile.


8 turno: 2N L. Pulcini - CM F. Fulvi

I "pochi ma buoni" presenti hanno comunque dato vita ad un torneo interessante e combattuto in un clima di serena cordialità che non è mai venuto meno, neanche nelle analisi post-mortem quando le mani dei colleghi cominciano a spostare i pezzi dalla tua scacchiera e le varianti "alla Fritz" vengono snocciolate con la sicurezza di oracoli. Per stavolta è andata bene! Un ringraziamento all' arbitro Paolo Saltalippi che ci ha assistito nonostante i suoi molteplici impegni.

Prossimo appuntamento per i nostri soci: 12 giugno a Gubbio, Torneo a squadre dell'Appennino.

giovedì 26 maggio 2011

Matches dei candidati: Boris Gelfand vince, onore ad Alexander Grischuk!

E alla fine il buon Boris Gelfand, alla non più giovanissima età (scacchistica) di quarantatre anni, è riuscito a portare a termine un' impresa su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo: vincere il torneo dei candidati acquisendo il diritto di sfidare nel 2012 l'indiano Vishy Anand per la corona di campione del mondo di scacchi.


Detto questo,, reso omaggio al vincitore, mi piacerebbe soffermarmi un attimo sullo sconfitto: Alexander Igorevic "Sacha" Grischuk

il Nostro all'età di 9 anni 2 nel campionato del mondo under 10

Diventato GM all'età di 17 anni, nel 2000, Grischuk ha superato la soglia dei 2700 punti nel 2002 insediandosi stabilmente tra i primi venti giocatori al mondo. Ha ottenuto nel corso degli anni buoni risultati, talvolta eccellenti come a Linares nel 2009 dove ha superato per spareggio tecnico Ivanchuk (particolare curioso: anche in questa occasione Grischuk venne chiamato all'ultimo momento a rimpiazzare Topalov impegnato a preparare il match contro Kamsky), ottimi nel gioco lampo, ma non ha mai dato l'impressione di essere completamente coinvolto dal gioco, ossessionato dal risultato a tutti i costi http://www.chessgames.com/perl/chessplayer?pid=17279 .



L'atteggiamento disincantato, le capigliature bizzarre, il disincanto dimostrato dopo alcune prestazioni sicuramente non all'altezza avevano convinto gli addetti ai lavori che Grischuk non avrebbe mai fatto il salto di qualità. Se a questo aggiungiamo la sua nota passione per il poker, che a tratti ha costituito una vera e propria carriera parallela di giocatore professionista, il gioco è fatto.
Quando nel novembre del 2010 la Fide comunicò che sarebbe stato lui a prendere il posto del n1 al mondo Magnus Carlsen, autore del "gran rifiuto" a partecipare al Matches dei candidati che si sarebbe disputato in Kazan nella primavera del 2011, molti storsero il naso.
All'inizio dell'anno Grischuk tocca forse il punto più basso della sua carriera finendo nelle ultimissime posizioni nel torneo più importante dell'anno, il Tata Steel Tournament (Wijk Aan Zee).
Con queste premesse non esaltanti, e avendo ben poco da perdere, va ad affrontare sette tra i più forti giocatori al mondo nel Torneo dei candidati. Nei quarti di finale si ritrova impegnato con il favoritissimo armeno Levon Aronian e tutti immaginavano un esito scontato. Ma il buon Sacha aveva studiato un piano molto "semplice": pattare le partite a tempo lungo per giocarsi il tutto per tutto, "all in", negli spareggi lampo. E così è stato.


Fuori Aronian e fuori, nelle semifinali, l'altro grande favorito Vlad Kramnik.
In finale nelle prime 5 partite con Boris Gelfand il copione si ripete sino alla sesta ed ultima partita prima degli spareggi lampo. Per chi fosse interessato all'analisi tecnica della partita rimando a  http://www.chessbase.com/newsdetail.asp?newsid=7249  . E qui accade il fattaccio. Invece di ripetere il copione che lo aveva accompagnato fino a quel momento il Nostro sente di poter forzare la mano e portare a casa l'intera posta in palio: all in!!


Purtroppo per lui Gelfand non si lascia impressionare, vede, rilancia e...si aggiudica il piatto finale.


Alla nostra storia è mancato dunque il lieto fine, ma ci piace immaginare che Grischuk l'abbia presa "bene", con quel sorriso sincero e sornione che ne hanno fatto uno dei personaggi più amati dagli scacchisti di tutto il mondo, per intenderci quello che fa capolino al minuto 8.32 dell'intervista rilascita dopo la sua prima ( e unica) vittoria ottenuta contro Smeets al penultimo turno del già citato, infausto, Tata Steel tournament.


                                                           

L.P.

domenica 22 maggio 2011

"La mossa di Guzmàn", Pelagio d'Afro

Quest'oggi ho il piacere di condividere con "i miei 25 lettori" un racconto di argomento scacchistico scritto a otto mani da una delle figure più originali e creative del panorama letterario italiano indipendente: Pelagio d'Afro. Il racconto è stato pubblicato nell'antologia "Giallo scacchi", curata da Mario Leoncini e Fabio Lotti, edita  nel 2008 dalle edizioni Ediscere ed è presente anche nel numero 1/2009 della rivista Loop.  
Per chi volesse approfondire la conoscenza del singolare autore rimando al sito  http://www.pelagiodafro.com/ e al Blog http://pelagiodafro.splinder.com/ .



La mossa di Guzmán

Pelagio d’Afro

Le note del Requiem di Mozart si diffondevano, lente, nella stanza.
Le prime otto battute del Lacrimosa avevano il placido ritmo della risacca, la stessa che a volte si vedeva risalire dal balcone. L’acqua idilliaca e cristallina del mare di Cuba era talvolta argentata dal riflesso della luna che di notte vi si specchiava.
Rosita si stava spogliando al fluire della musica. Il camice da infermiera era già ai suoi piedi; ora si stava sganciando il reggiseno lasciando che i capezzoli eretti puntassero dritti verso il vecchio tetraplegico che aveva dinanzi e di cui conosceva solo il nome, Guzmán. Anni prima il direttore della clinica e la caposala erano stati chiari: non era un paziente come gli altri, quello, ma era «il» paziente; soddisfare i suoi bisogni sessuali avrebbe significato un congruo arrotondamento della busta paga.
Rosita sfilò il perizoma, lentamente, sollevando la gamba destra; poi lo scalciò via insieme agli zoccoli d’ordinanza rimanendo, stupenda, con le sole autoreggenti bianche. Il pene ottuagenario di Guzmán si stava inturgidendo, merito anche del farmaco che aveva assunto mezz’ora prima, come da prassi.
Lei improvvisò qualche passo di danza, il vecchio tetraplegico in cuor suo le passò l’interpretazione un po’ naïf ma tutt’altro che oltraggiosa. Tra l’altro, quella che ora risuonava non era più la musica eterna di Mozart ma un’appendice posticcia di un suo oscuro allievo. E intanto Rosita pensava con invidia alle colleghe del suo corso che erano riuscite ad entrare nel Balletto Nazionale e ora giravano il mondo, l’Occidente.
L'infermiera si fermò vicino a Guzmán, il che le permise  di spostare di lato il braccio con il sensore oculare, il twinkle-eye-matic: un miracolo della tecnologia, sfornato dalle migliori menti del reparto di bioingegneria dell’Imperial College di Londra, che controllava tutti i servomeccanismi preposti ai bisogni del paziente: la regolazione della poltrona, l’inquietante arto meccanico, il computer e il monitor sul quale, come sempre, compariva una scacchiera.
Guzmán abbassò lo sguardo verso di lei con un’espressione di gratitudine negli occhi; l’infermiera gli liberò il sesso aprendo la cerniera lampo mentre, fissandolo negli occhi, gli restituiva lo sguardo adorante che tributava sempre alla propria busta paga; poi chinò il capo e iniziò la prova orale.

Rivestita e sorridente, Rosita spostò la sezione a rotelle dell’alcova tecnologica del paziente, lo portò sulla terrazza e gli accese un sigaro. Si stupiva sempre di quei sigari che non aveva mai visto in nessun’altra parte di Cuba: non avevano marchio ma erano straordinariamente buoni, di sicuro i migliori che avesse mai fumato. Aspirò tre boccate per essere sicura che il sigaro non si spegnesse e poi lo infilò nel braccio meccanico che il vecchio comandava per mezzo del sensore oculare battendo le palpebre.
Tre battiti del ciglio destro, l’ultimo chiuso per... 1, 2, 3... tre secondi. Il braccio meccanico si avvicinò lento e ronzante alla bocca. Guzmán aspirò voluttuosamente. Sapeva di essere vecchio, ma nonostante i sigari i suoi polmoni erano perfetti. E non funzionavano bene solo quelli, pensò soddisfatto.
A dispetto delle apparenze, Guzmán era felice. Sempre. Una gioia perfetta permeava il suo animo. Era consapevole di vivere la vita che aveva sempre desiderato, anche se in fondo lui della vita non conosceva molto altro. Certo non doveva essere così per tutti, e forse non lo era stato nemmeno per lui. Se solo avesse potuto ricordare... Il suo passato era una nebulosa, un oggetto indistinto e sguazzante in un mare di melassa. Attraverso i messaggi scritti sul monitor del PC aveva capito di essere considerato un privilegiato, guardato con compassione, sì, ma forse anche con invidia. Quindi in fondo andava bene così. Guzmán sentiva che la sua vecchia vita era in qualche modo compiuta e che la nuova era... perfetta. Perso in questi pensieri sentiva distrattamente Rosita risistemare la stanza e svuotare le sacche dei suoi escrementi.
“Arriverà un nuovo infermiere. Jorge è andato a lavorare all’Ospedale Universitario” disse lei, interrompendo i pensieri di Guzmán e parandoglisi davanti. “Si chiama Ernesto” proseguì. “Spero che le piaccia, anche se parla un po’ troppo. Ci faccia sapere se le è gradito.” Non attese alcuna risposta da Guzmán e lo risistemò al suo posto di ape regina al centro del favo.
“Ernesto inizia domattina. Arrivederci, dottor Guzmán” concluse Rosita uscendo. Ma il vecchio paziente aveva già riportato la propria attenzione sul perno della sua vita: lo schermo sul quale campeggiava la partita a scacchi.
Il sole caldo dei Caraibi si rifletteva, festoso, sul monitor a cristalli liquidi. Un battito del ciglio destro… torre… due battiti del ciglio sinistro... in d8.
Guzmán era soddisfatto: aveva riflettuto per un giorno intero su quella mossa che ora stava comparendo in tempo reale sul PC del suo avversario russo. Sorseggiò con la cannuccia un’abbondante dose di rum: lo chiamavano solo, genericamente, Reserva, ma a detta del Direttore della Clinica (che una volta alla settimana veniva a ossequiarlo) era paragonabile al nettare degli dei.
Dopo alcuni minuti, il “blip” richiamò la sua attenzione sul monitor del computer: Boris aveva risposto con pedone in h4. Sorseggiando il  rum, il vecchio guardava le sue pedine nere e studiava il da farsi. Si trovavano ormai alla ventesima mossa, più o meno a metà partita, con uno sviluppo di pezzi ancora in equilibrio: avevano entrambi perso la regina e un alfiere (il bianco per il suo avversario e il nero per lui) ma disponevano ancora delle torri, dei cavalli e di sei pedoni a testa. Boris non aveva esitato allo scambio di regine, e ora la partita si era spostata su un piano più strategico che tattico, proprio come piaceva a Guzmán: era il momento in cui osava prendere in considerazione mosse avventate, poco ortodosse, tanto per capire come poteva andare a finire.
In fin dei conti amava il rischio, ma ancora di più la vittoria. Alle volte si chiedeva come poteva essere stata la sua vita prima dell’incidente. Gli avevano detto che era stato un medico, un chirurgo, che aveva dedicato la sua vita a curare i più bisognosi e che per questo suo credito umanitario gli avrebbero offerto tutta l’assistenza di cui aveva bisogno fino al giorno della morte.
Ma lui alla morte non pensava mai: sapeva che era lì in attesa, vicinissima, eppure sentiva di avere tutto il tempo del mondo. Con questo pensiero si addormentò.

“Buongiorno, dottor Guzmán.”
Entrò un giovane e gli si presentò davanti. “Sono Ernesto Serna, il suo nuovo infermiere.” Poi lanciò uno sguardo al monitor. “Mmmh... scacchi... molto interessante. Anche io gioco di tanto in tanto, ma questa mi sembra una partita di alto livello.”
Guzmán era diventato molto veloce nell’interloquire attraverso emoticon animati e fece comparire in un riquadro dello schermo un volto sorridente che annuiva.
“Se le mie chiacchiere la disturbano me lo dica.” Sullo schermo comparve un emoticon sorridente. “Bene, dobbiamo fare il prelievo del sangue” dichiarò Ernesto, e si mise al lavoro: si trattava di un’operazione di routine che veniva ripetuta ogni cinque giorni e che al paziente non generava alcun tipo di sensazione. Nel frattempo, infatti, Guzmán continuava a riflettere sulla propria strategia.
Trascorse una settimana in cui la partita con Boris andò avanti a rilento, al ritmo di tre-quattro mosse al giorno. Avevano mangiato un cavallo a testa e ora, apparentemente, Boris con i suoi bianchi sembrava aver costretto i neri di Guzmán a un raggruppamento, come se i soldati dovessero difendersi in un terreno reso ostile da un campo di preponderanti forze nemiche. Guzmán sapeva bene che indurre l’avversario all’espansione sulla scacchiera era fondamentale per poterne cogliere le inevitabili debolezze nelle linee di rifornimento. Stava pensando di rinforzare le retrovie con l’alfiere, quando entrò Ernesto.
“Buongiorno, dottor Guzmán; se ha un momento vorrei mostrarle una cosa.”
Guzmán fece comparire l’emoticon equivalente ad «aspetta un attimo» e valutò ancora alcune mosse a sviluppo di quella iniziata con l’alfiere; poi decise, batté le ciglia e spostò l’alfiere in a6.
“Posso?” chiese ancora Ernesto, e attese l’emoticon che annuiva.
“Bene.” Accese lo stereo, inserì un CD di disco-salsa che aveva con sé, e lo fece suonare a volume molto alto. Indicò da qualche parte verso il soffitto e avvicinò le mani alle orecchie come se tenesse le cuffie, mentre con le labbra sillabava la parola “microspie”. Quindi si avvicinò al paziente e prese a sussurrargli all’orecchio destro. “Quello che sto per dirle, dottor Guzmán, mette la mia vita nelle sue mani, ma sono contento di farlo. Io non sono un infermiere, sono un medico e ho conseguito la specializzazione in genetica presso l'università di Buenos Aires. Mi segue?”
Un’emoticon con pollice e indice uniti in cerchio nel segno universale di «okay» fu la risposta. L’infermiere fece un cenno col capo e continuò: “Mi sono fatto assumere come infermiere per giungere a lei e poter svolgere dei test. Tutto è iniziato quando il nostro presidente Fidel Castro, durante la sua ultima lunga malattia, ha detto alcune strane frasi su di lei, frasi che sono state intercettate da alcuni miei conoscenti.”
Il giovane era serissimo e si rigirava tra le mani una penna USB che collegò al computer del letto. Il tempo di aprire un programma di visualizzazione e sul monitor comparvero due mappe genetiche perfettamente uguali. Guzmán era incuriosito.
“Forse tutto questo è dovuto al mio nome, un’omonimia che mi ha sempre segnato, o forse è la prova dal fatto che a Cuba esistono ancora persone che hanno a cuore il futuro di quest’isola e non vogliono svenderla a nessuna potenza straniera, ma nemmeno farla morire d’inedia per colpa del Presidente. Noi abbiamo bisogno di un segnale forte, di un simbolo che torni a unirci, che infiammi i cubani e faccia capire al mondo che Cuba non può essere uccisa. E questo segnale è lei, dottore.” Ernesto avvicinò la mano al monitor e indicò le due mappe. “Quella di destra è ricavata dal campione di sangue che le ho prelevato una settimana fa, quella di sinistra da un campione custodito nella facoltà di medicina dell’università di Buenos Aires. Il campione di sangue di Ernesto Rafael Guevara De la Serna. Questo prova che lei, dottor Guzmán, è Che Guevara.”


Il Che restò a riflettere per alcuni minuti nella sua eterna immobilità.
Sapeva che avrebbe dovuto sbalordirsi per quella rivelazione, ma si rendeva lucidamente conto di non esserne sorpreso più di tanto. Certo, era facile, adesso, dire a se stesso di averlo sempre saputo, ma non era proprio così: era piuttosto la natura della sua amnesia che aveva amministrato i suoi ricordi, impedendo che affiorassero come scogli. La sua mente era come una nave della quale s’ignorano sia la provenienza che la meta, ma cui solo il mare calmo dà felicità.
All’improvviso, lancinante, gli tornò in mente il momento della cattura in Bolivia, la reclusione nella scuola, La Higuera, Félix Ramos…
Come era possibile? Era bastato che l’infermiere pronunciasse il suo nome?
“Ora ricordo” disse il Che con una scritta sul monitor. “Ricordo tutto.”
Ernesto sorrise: evidentemente il neurotropico che gli stava somministrando da giorni aveva sortito il suo effetto. “Lei oggi è un mito, dottore. Ed era proprio in previsione di questo che il mondo doveva saperlo morto; un eroe bloccato in un letto non diventa un’icona. Ma noi a Miami possiamo curarla e rimetterla in piedi. La lesione che la rende tetraplegico è dovuta a un enorme ematoma formatosi sul tronco encefalico e che all’epoca non poteva essere curata, ma che ora con la microchirurgia e con gli impianti di staminali verrà risolta senza difficoltà. Da quarant’anni lei è prigioniero di Fidel Castro… E sono certo che in tutti questi anni non si è fatto ingannare dalle trasmissioni televisive… potrà vendicarsi del regime illiberale che l’ha tenuta inchiodato a un letto… potrà far conoscere al mondo la verità… potrà camminare… potrà uscire da questa prigione!”
Un’altra scritta sul monitor: “Mi lasci riflettere qualche giorno.”
“Sì, certo. Naturalmente già da stasera tutti i media saranno informati della cosa: è una scoperta troppo preziosa perché qualcuno cerchi di insabbiarla. Nel frattempo voglio che si convinca dei passi da gigante che la medicina...”
Mentre Ernesto gli parlava all’orecchio, con una naturalezza che tradiva l’indole del cospiratore, il Che ebbe una visione: era lontano dalla sua isola, da Rosita e dai suoi amati scacchi. Era seduto sul palco di una sala per conferenze, vestito con la sua ruvidissima uniforme d’un tempo. Il parrucchino gli gettava le chiome sulla fronte: un’idea del suo addetto alle public relations per rinforzare l’aderenza alla sua antica immagine. Alla sua sinistra e alla sua destra volti che non conosceva, oppure che conosceva ma che ormai gli erano alieni. E di fronte a lui un’orda di giornalisti, mani alzate, matite che grattavano su taccuini, flash di macchine fotografiche. Parole, parole, e ancora parole, come se la verità fosse la puttana di chi parlava di più.


 
Poi la visione cessò, vuoi per il rigetto della mente che l’ospitava, vuoi per l’incalzare dell’odiosa disco-salsa e del blaterare al suo orecchio destro.
“... che le stia tornando la memoria del passato? Ma... si sente bene?” chiese Ernesto, vedendo il paziente sussultare per spasmi che giudicò involontari.
Non si sentiva bene, anzi, si sentiva decisamente male. Per la prima volta, da tanti anni. Questo fantasma che veniva a tormentarlo lo aveva sconvolto: che ne sarebbe stato di Guzmán? E che ne sarebbe stato del Che?
Tutt’a un tratto gli parve di non udire più quella voce che gli parlava nell'orecchio, né la disco-salsa, né altro, e si calmò. Da quella pace improvvisa si levò solo il suono della risacca, lontana, che gli sussurrava ben altre promesse. Presto avrebbe potuto alzarsi con le proprie gambe, gli diceva, passeggiare lungo la spiaggia, tuffarsi in acqua e nuotare ogni volta che ne avrebbe avuto voglia. Non più servito e accudito... libero...
Libero?
Quando Guzmàn ebbe finalmente capito come doveva agire, la voce del mare sbiadì e la stanza risuonò come prima dei soliti rumori.
“Non si preoccupi, se avverte qualche sensazione strana” proseguiva intanto Ernesto, instancabile. “È il farmaco che le sto somministrando da una settimana. Tra qualche giorno vedrà... potrà anche cominciare ad avere un po' di sensibilità alle dita, e si convincerà che... Ma ora che le prende? Ha un tic?”
Guzmán aveva iniziato a battere furiosamente  le  palpebre, in una sequenza che a un ignaro osservatore sarebbe parsa del tutto casuale ma che il sensore oculare incamerava e traduceva per la ferrea logica del twinkle-eye-matic.

“Si sente male? Vuole che chiami qualcuno?” stava dicendo Ernesto, quando il poderoso braccio meccanico lo afferrò per la gola e strinse, strinse, strinse...

Alfiere mangia Torre. C’era cascato.
Ahi, Boris, Boris...

Con un soave movimento di ciglia Guzmán ordinò al braccio meccanico di portargli la bottiglia di rum dal mobiletto dei liquori. Dopo la disgrazia il precedente attrezzo era stato sostituito con un modello avanzato, semovente su ruote. C’era stata un’inchiesta, un procedimento penale, insomma un certo polverone, tanto che lo stesso Sir John-qualcosa, direttore dello staff di progetto del twinkle-eye-matic, era venuto di persona per le scuse formali e per presentare le caratteristiche del nuovo modello.
Certo, Rosita rimaneva insostituibile e, in tutta franchezza, il rum che versava lei aveva tutt’altro sapore, pensò Guzmán. Comandò alla macchina di immergere un sigaro in quell’ambrosia, se lo fece accendere – anche questo poteva fare – e aspirò a lungo, felice. Passarono cinque minuti. Dieci.
Quindi, con una pigra strizzatina d’occhi, Guzmán riprese il controllo della scacchiera. Ecco, ci siamo. Pedone in c7, matto in due mosse. Dopo qualche minuto Boris abbandonò la partita..
Più tardi, nel buio, Guzmán sorrise.

Racconto tratto dall’antologia Giallo Scacchi, Ediscere, 2008
Pelagio d’Afro è: Giuseppe D’Emilio, Arturo Fabra, Roberto Fogliardi, Alessandro Papini


sabato 21 maggio 2011

III Memorial Diekmann: Fulvi ipoteca il successo.

Si sono disputati ieri sera nei locali del Circolo perugino degli scacchi il 5 e 6 turno del memorial Diekmann, torneo lampo con cadenza di 30 minuti a giocatore per finire; con due nette vittorie il CM F. Fulvi ha ipotecato il successo finale. Venerdì 7 maggio gli ultimi 2 turni.

5 turno

F. Fulvi-N. Spanos: 1-0
D. Gubbiotti-M. Mignone: 0-1
A. Barbos-C. Bartoli Langeli: 1-0
N. Reljic-S. Rybytskyi: 0-1
L. Pulcini-G. Orlacchio: 1-0
M. Mezzanotte-D. Damis: 1-0
G. Tateo- bye

6 turno

A. Barbos- F. Fulvi: 0- 1
N. Spanos- M. Mignone: 0-1
S. Rybytskyi- D. Gubbiotti:1-0
L. Pulcini- M. Mezzanotte: 1-0
C. Bartoli Langeli-G. Tateo: 1-0
D. Damis- N. Reljic: 0-1
G. Orlacchio-  bye

Classifica

punti

6     CM F. Fulvi
5     1N M. Mignone
4     3N S. Rybytskyi
3,5  NC C. Bartoli Langeli
3,5  2N L. Pulcini
3     1N D. Gubbiotti
3     1N A. Barbos
3     NC N. Spanos
3     NC G. Orlacchio
3     NC N. Reljic
2     NC G. Tateo
2     3N M. Mezzanotte
1     NC D. Damis
0     NC S. Tili

La classifica dettagliata e il prossimo turno nelle prossime ore anche su http://www.perugiascacchi.it/wwwdik/

7 turno

F. Fulvi- S. Rybytskyi
M. Mignone- C. Bartoli Langeli
N. Reljic- L. Pulcini
N. Spanos- A. Barbos
G. Orlacchio- D. Gubbiotti
G. Tateo- M. Mezzanotte
S. Tili- D. Damis

giovedì 19 maggio 2011

"La vita è troppo breve per gli scacchi", H.J. Byron

Il caso ha voluto che in questi giorni mi imbattessi in pensieri, considerazioni e aforismi a tema scacchistico tutti accomunati da una simile idea di fondo, riassunta dalla folgorante frase del drammaturgo inglese Henry James Byron: " la vita è troppo breve per gli scacchi".

Non volendo tediare i lettori con considerazioni personali poco interessanti mi limiterò a riportarne alcune "d'autore".

L'Umanista Leon Battista Alberti ha scritto nei "Libri della famiglia", un testo pubblicato nella seconda metà del 400', che: "Gioco ove bisogni sedere quasi niuno mi pare degno di uomo virile. Forse a' vecchi se ne permette alcuno, scacchi e tali spassi da gottosi (sic.), ma giuoco niuno senza essercizio e fatica a me pare che a' robusti giovani mai sia licito".

Leon Battista Alberti


Quindi, tanto per intenderci, gli scacchi erano considerati un gioco per vecchi malati di gotta o per pigre fanciulle.

Qualche anno più tardi Baldassar Castiglione nel celeberrimo "Il libro del Cortegiano" tocca un tasto dolente che tanto affligge ancora oggi innumerevoli appassionati del nobil giuoco: "Rispose il signor Gasparo: " E che dite del gioco de' scacchi?". "Quello certo è gentile intertenimento ed ingenioso", disse messer Federico, "ma parmi che un sol diffetto vi si trovi; e questo è che se po saperne troppo, di modo che a cui vol essere eccellente nel gioco de' scacchi credo bisogni consumarvi molto tempo e mettervi tanto studio, quanto se volesse imparar qualche nobil scienzia, o far qualsivoglia altra cosa ben d'importanza; e pur in ultimo con tanta fatica non sa altro che un gioco".

Baugin Lubin, Natura morta con scacchiera, c.1630 Parigi Louvre


In questo caso il giudizio è più positivo ma emerge dalle parole di messer Federico il vero problema: che per eccellere nel gioco bisogna impegnarvi tanto tempo (troppo), quanto ne occorrerebbe per imparare una qualche scienza; e alla fine sempre di un gioco si tratta.

Questa considerazione mi ha riportata alla mente un aneddoto citato da Giuseppe Pontiggia nella sua introduzione alla traduzione italiana de "La psicologia del giocatore di scacchi" di R. Fine: "Tra i pensieri che turbarono il martire boemo Jan Huss (teologo e riformatore religioso, bruciato sul rogo nel 1411), poco prima che le sue ceneri, sottratte al rogo, venissero disperse nella corrente del Reno, ci fu quello di avere dedicato agli scacchi troppo tempo".  



Ritorna quindi il tema del tempo dedicato agli scacchi, troppo tempo. Un pensiero ricorrente in quasi tutti gli scacchisti, dagli spingilegno ai professionisti, che può sfociare in discussioni più o meno feroci con mogli o fidanzate stufe di trovare scacchiere, pezzi, libri e riviste nei posti più impensabili, di sacrificare fine settimana, vacanze o ferie per assecondare l'insana passione del coniuge/compagno/fidanzato; altrettanto frequenti  "le pause di riflessione" dal gioco: ma chi me lo fa fare, ore davanti al computer impegnati in interminabili sfide a 3 minuti, tornei conclusi con risultati miserevoli che intaccano, giorno dopo giorno, torneo dopo torneo, la nostra già scarsa autostima; diffidare infine da quelli per cui "tanto alla fine è solo un gioco"...

Insomma "non c'è bisogno di occasioni così drammatiche (ma anche privilegiate) come l'attesa della morte, perchè tale inquietudine si manifesti" (G. Pontiggia), anzi si può dire che essa accompagna costantemente il nostro scacchista ponendolo di fronte alla domanda da un milione di dollari: perchè gli scacchi?!

Per concludere una celeberrima e definitiva condanna del gioco fatta da quel sant'uomo di Don Lorenzo Milani che però, forse, nell' occasione ha un tantino esagerato: "E non si gioca a scacchi mai (sic). Perchè non c'è gioco più profondamente immorale laddovechè richiede concentrazione intellettuale, mentre un gioco anche a volerlo concedere (e non lo concederei neanche così) deve essere almeno distensivo". Don L. Milani, Lettera a V. Lampronti, 23 giugno 1961


Quindi neanche una partitina a calcio, un rubabandiera, un nascondino: niente! Mentre possiamo immaginare gli scacchisti condannati all' Inferno nel girone dei Sodomiti a spingere eternamente i loro maledetti e immorali pezzi di legno.



nel video due innocenti creature che imparano i rudimenti dell' immondo gioco


L.P.

lunedì 16 maggio 2011

Matches dei candidati: B. Gelfand e A. Grischuk in finale.

Non sappiamo quali quotazioni avesse una finale tra Boris Gelfand e Alexander Grischuk per i bookmakers di Londra (in realtà non sappiamo neanche se vi siano scommesse su matches di scacchi); sicuramente l'eventuale scommettitore starà festeggiando una ricchissima vincita perchè un'eventualità del genere era più che improbabile visto il lotto dei partecipanti: Aronian, Topalov e Kramnik su tutti.
Invece...


i due finalisti impegnati nel torneo Amber

Alexander Grischuk era reduce da una terribile prestazione al Tata Steel Festival (ex Wijk aan Zee) e sostituiva in Kazan il grande assente Magnus Carlsen. Con poco o nulla da perdere è riuscito ad eliminare i due grandi favoriti della vigilia: prima Aronian e questa sera Kramnik.



Come sottolineato da altri commentatori la sua  tattica  di pattare velocemente con il bianco (addirittura una patta in 14 ed una in 8 mosse nei primi spareggi rapid) per poi provare a forzare con il nero ha pagato. Infatti l'unica e decisiva vittoria di tutto il mini match è arrivata nel primo spareggio lampo con 5 minuti e 3 secondi d'incremento a mossa.



Nel video i due sfidanti al recente campionato mondiale blitz di Mosca

Lo scontro tra Gelfand è Kamsky è stato sicuramente più movimentato, in quanto i due sono sembrati sin dall'inizio meno accomodanti; in ogni caso sono finite patte le prime 4 partite a tempo lungo e i primi 2 spareggi rapid. Poi...i fuochi d'artificio con una vittoria per parte nelle restanti 2 partite.



Il primo spareggio lampo è finito in parità ma nel secondo, con il bianco, Gelfand si è imposto in bello stile dimostrando di meritare questa chance dopo aver eliminato l'altro favorito Veselin Topalov.


Gelfand sconfitto da Kamsky nei mondiali blitz del 2008


Per analisi e commenti più approfonditi http://kazan2011.fide.com/  ,  e http://www.chessdom.com/ 

L.P.


sabato 14 maggio 2011

III memorial H. Diekmann: Fulvi prende il largo.

Si sono disputati ieri sera presso i locali del Circolo perugino il 3 e il 4 turno del Memorial Diekmann.

3 turno

1) F. Fulvi- C. Bartoli Langeli: 1-0
2) A. Barbos- M. Mignone: 0-1
3) L. Pulcini-D. Gubbiotti: 0-1
4) N. Spanos- M. Mezzanotte: 1-0
5) G. Tateo- G. Orlacchio: 0-1
6) D. Damis- S. Rybytskyi: 0-1
7) S. Tili- N. Reljic: 0-1 F

4 turno

1) M. Mignone- F. Fulvi: 0-1
2) D. Gubbiotti- A. Barbos: 1-0
3) G. Orlacchio- N. Spanos: 0-1
4) C. Bartoli Langeli- L. Pulcini : patta
5) M. Mezzanotte N. Reljic: 0-1
6) S. Rybytskyi- G. Tateo 1-0
7) S. Tili- D. Damis: 0-1 F

Classifica

1) CM F. Fulvi:                                 4
2) 1N D. Gubbiotti:                          3
3) 1N M. Mignone:                         3
4) NC N. Spanos:                            3
5) NC C. Bartoli Langeli:                 2,5
6) NC G. Orlacchio:                        2
7)1N   A. Barbos:                             2
8) NC N. Reljic:                              2
9) 3N S. Rybystkyi:                        2
10) 2N L. Pulcini:                           1,5
11) NC D. Damis:                          1
12) 3N M. Mezzanotte:                 1
13) NC G. Tateo:                          1
14) NN S. Tili:                               0

5 turno (ven. 20 maggio)

1) Fulvi (4)- Spanos (3)
2) Gubbiotti (3)- Mignone(3)
3) Barbos (2)- Bartoli Langeli (2,5)
4) Reljic (2)- Rybystkyi (2)
5) Pulcini (1,5)- Orlacchio(2)
6) Tateo (1)- Mezzanotte(1)
7) Tili (0)- Damis (1)

mercoledì 11 maggio 2011

"In life, unlike chess, the game continues after checkmate". I. Asimov

Negli ultimi anni abbiamo assistito al dilagare di innumerevoli serie televisive americane, alcune di straordinaria qualità altre meno interessanti. Gli scacchi sono spesso stati utilizzati, in maniera più o meno significativa, in diverse puntate di importanti Tv series e, notizia di poche settimane fa, in Canada è stata messa in onda la serie  "Endgame" il cui protagonista è, addirittura, Arkady Balagan campione del mondo di scacchi che si rivelerà anche uno straordinario detective. Per ulteriori informazioni rimando al sito ufficiale http://www.showcase.ca/endgame/ e al post di Giovanni Ornaghi http://blogchess.blogosfere.it/2011/04/endgame-nuova-serie-tv-con-scacchi-e-mistero.html.

In Criminal Minds, il telefilm di cui voglio occuparmi, l'unità di analisi comportamentale dell' F.B.I. è incaricata di elaborare un profilo psicologico e comportamentale degli assassini seriali per riuscire ad anticipare le loro mosse e catturarli. Tra questi profiler  c'è il dottor Spencer Reid, un giovane con un Qi di 187 dotato di una straordinaria memoria enciclopedica.
Sin dalle prime puntate Reid gioca a scacchi, perdendo sistematicamente, con il suo capo e mentore Jason Gideon.

Con il passare del tempo il ragazzo riuscirà a crescere e la sua raggiunta maturità professionale ed umana verrà suggellata, alla fine di un episodio particolarmente importante, dalla vittoria in una delle tante partite giocate in aereo proprio contro Gideon. 
Passano alcuni anni e la 12 puntata della 5 stagione si apre e si chiude con due situazioni legate agli scacchi in cui Reid esprime le sue idee sul gioco, su come  possa essere considerato una metafora della vita e sul perchè ad un certo punto abbia deciso di smettere di giocare "stanco di ripetere lo stesso schema aspettando un risultato diverso".






La risoluzione del caso viene accompagnata da una frase di Isaac Asimov: " Nella vita, a differenza che negli scacchi, la partita continua dopo lo scaccomatto". E alla fine dell'episodio la ritrovata voglia di vivere viene simboleggiata dalla rinnovata voglia di giocare a scacchi con un suo giovane amico in una scena che ne ricorda un'altra indimenticabile...


L.P.

lunedì 9 maggio 2011

Matches dei candidati: le semifinali.

Si è delineato pochi minuti fa il quadro definitivo dei semifinalisti nei matches dei candidati in corso in Kazan, Russia:

Gelfand- Kamsky


Boris Gelfand ha superato l'azero "Shark" Mamedyarov per 2,5 a 1,5, grazie ad una magnifica vittoria nella terza partita.




L' "americano" Gata Kamsky ha sconfitto uno dei favoriti della vigilia, il bulgaro Veselin Topalov, per 2,5 a 1,5, prendendosi la rivincita per la brutta sconfitta subita nel Match del 2009 che ha laureato Topalov sfidante di Anand.

Kramnik- Grischuk


Kramnik e Grischuk impegnati nel recente Mondiale blitz



Per decretare gli altri due semifinalisti sono stati necessari gli spareggi rapid.
Alexander Grischuk ha sconfitto il favorito della vigilia Levon Aronian per 2,5 a 1,5 dopo le quattro patte nelle partite a tempo lungo.
L'ex campione del mondo Vladimir Kramnik ha rischiato tantissimo contro Teymur Radjabov. Dopo altre quattro patte nello spareggio rapid è stato sconfitto dal giovane azero. L'incontro decisivo è stato sospeso per 15 minuti per un problema all'orologio in posizione pari; ma un errore di Radjabov alla ripresa del gioco ha permesso a Kramnik di pareggiare. Il contraccolpo psicologico è stato tremendo e Radjabov è crollato perdendo la partita successiva e pattando l'ultima.


Radjabov ha appena eseguito la 60 mossa e l'orologio...si azzera. Possiamo solo immaginare i vituperi in russo e azero che all'unisono i 2 giocatori avranno esclamato



gli arbitri risistemano l'orologio e intanto Radjabov smarrirà la concentrazione che lo aveva portato ad un passo dall'impresa


A questo link
http://www.chessvibes.com/reports/kramnik-and-radjabov%E2%80%99s-post-match-press-conference/
una traduzione, in inglese, della conferenza stampa post-gara, in russo, dei due atleti.

L.P.

domenica 8 maggio 2011

Gambetto Benko: "The Nescafè Frapè Attack!"

 "Riceviamo e volentieri pubblichiamo" una bella partita d'attacco del CM Fulvio Fulvi con le sue note originali. Le rare integrazioni si devono a Fritz 12.

Fulvi F. (1942)- Galioto N. (1934) [A57]

Torneo di Porto san Giorgio, 1999
1.d2-d4 Cg8-f6 2.c2-c4 c7-c5 3.d4-d5 b7-b5 "il gambetto Benko, arma temibile del N, che può dar vita ad una pressione consistente nei confronti dello schieramento del B. Contro il Benko avevo studiato una linea di gioco originale ma rischiosa, che valeva la pena di sperimentare contro un CM. Tempo dopo riprovai quest'idea contro un MF che dimostrò di sapere come comportarsi e, dopo una lunga lotta, vinse nel finale". 4.c4xb5 a7-a6 5.Cb1–c3!? "l'idea è: sviluppare rapidamente i pezzi, aprire le linee anche a costo di sacrificare materiale, approfittando del ritardo di sviluppo del N e della ristrettezza dei suoi pezzi ed in particolare del suo Re" 5...a6xb5 6.e2-e4! b5-b4 7.Cc3-b5 d7-d6 giusta. [7...Cf6xe4?? 8.Dd1–e2! e il N perde materiale] 8.Af1–c4 "comincia a profilarsi l'idea celata del B: orchestrare un attacco sul Re N aprendo le linee con e5 e d6 per attivare l'A su f7" 8...g7-g6?! "spontanea ma debole, giustifica così lo schieramento del B. Il MF giocò invece Cbd7, una difesa più solida perchè controlla e5" [¹8...Cb8-d7³ per Fritz 12] 9.e4-e5! Cf6-g4? "dopo una lunga riflessione il N intuisce le intenzioni del B e con questo acrobatico riposizionamento del C cerca di riequilibrare il controllu su e5" [¹9...d6xe5 10.d5-d6 e7xd6 "e le linee si aprono per il B con buone prospettive". Per Fritz 12 il N non ha nulla di cui preoccuparsi. Giocare questa posizione senza aiuti di silicio è tutt'altro che semplice 11.Ac1–g5 "con la minaccia Df3" 11...Ta8-a5 per Fritz 12 il N continua a non avere problemi...se lo dice lui.] 10.Cg1–f3 "questa è stata la mossa più difficile da trovare" [10.e5xd6; 10.e5-e6!?; 10.f2-f4 "queste le alternative che vengono in mente; ma non volevo accontentarmi di un qualche vantaggio di materiale e, nello spirito di questa variante, ho cercato di sviluppare ulteriormente i pezzi per un attacco decisivo"] 10...Cb8-d7? "un errore decisivo; una mossa apparentemente logica che non calcola però i tanti dinamismi in gioco; probabilmente sarebbe stato meglio cedere materiale con Ag7" [10...d6xe5?? 11.Cf3-g5! e il B ha un vantaggio decisivo; ¹10...Af8-g7 11.e5xd6 0–0 12.Ac1–g5; 10...Dd8-b6?? 11.e5xd6 e7xd6 12.h2-h3 Cg4-f6 13.0–0] 11.e5xd6 e7xd6 12.Dd1–e2+ Af8-e7?? Diagramma
[12...Cd7-e5 poteva permettere al N di resistere un po' di più] 13.Cb5xd6+ Re8-f8 "ed ora, dopo opportuno calcolo, si vede la strada per concludere la partita, sempre seguendo le direttive strategiche di questa linea di gioco sorprendente" 14.Cd6xc8 Ta8xc8 15.h2-h3! intermedia decisiva 15...Cg4-f6 [15...Cg4xf2? 16.Ac1–h6+ Rf8-g8 17.d5-d6] 16.Ac1–h6+ Rf8-g8 17.d5-d6 Ae7-f8?? Diagramma
matto in 3 mosse18.Ac4xf7+ Per inciso l'originale nome di questa variante del Benko è "The Nescafè frappè attack". 1–0

CM F. Fulvi- GM S. Mariotti impegnati in prima scacchiera nel Torneo dell'Appennino 2010

sabato 7 maggio 2011

III memorial H. Diekmann: tanto agonismo e...nessuna patta!

E' iniziato nei locali del Circolo perugino degli scacchi il III Memorial H. Diekmann. Quattordici i partecipanti impegnati nei quattro venerdì di maggio in due partite da 30 minuti, per un totale di otto turni.
Ottimo arbitro della manifestazione Paolo saltalippi.
Nei primi 2 incontri nessuna patta a testimonianza dell'agonismo che non è mancato; la cadenza particolare - 30 minuti a testa per finire- ha contribuito a rendere incerte tutte le partite, inducendo alla svista anche giocatori in genere accorti; nel complesso però i pronostici sono stati rispettati.

I turno
1) CM F.Fulvi- NC G.Orlacchio: 1-0
2) NC D. Damis- 1N M.Mignone: 0-1
3) 1N A. Barbos- NC N. Reljic: 1-0
4) NC N. Spanos- 1N D. Gubbiotti: 0-1
5) 2N L. Pulcini- NC G.Tateo: 1-0
6) NC S. Tili- 3N M. Mezzanotte: 0-1
7) 3N S. Rybytski- NC C. Bartoli Langeli: 0-1




Un pensoso S. Rybystkyi contro C. Bartoli Langeli a punteggio peno dopo i primi 2 turni 

II turno
1) 1N D. Gubbiotti- CM F.Fulvi: 0-1
2) 1N M.Mignone- 2N L. Pulcini: 1-0
3) 3N M. Mezzanotte- 1N A. Barbos: 0-1
4) NC C. Bartoli Langeli- NC D. Damis : 1-0
5) NC G.Orlacchio- 3N S. Rybytski: 1-0
6) NC N. Reljic- NC N. Spanos: 0-1
7) NC G.Tateo- NC S. Tili: 1-0

A punteggio pieno rimangono CM F. Fulvi, 1N M. Mignone, 1N A. Barbos e NC C. Bartoli Langeli con due punti.

III turno (ven. 13 maggio 21.30)

1) CM F.Fulvi (2)- NC C. Bartoli Langeli (2)
2) 1N A. Barbos (2) - 1N M.Mignone (2)
3) 2N L. Pulcini (1)- 1N D. Gubbiotti (1)
4) NC N. Spanos (1)-3N M. Mezzanotte (1)
5) NC G.Tateo (1)- NC G.Orlacchio (1)
6) NC D. Damis (0) - 3N S. Rybytski (0)
7) NC S. Tili (0)- NC N. Reljic (0)
   

L.P.

venerdì 6 maggio 2011

Candidates Matches 2011

Sono iniziati ieri pomeriggio nella repubblica russa del Tatarstan gli incontri del torneo dei canditati che si concluderà il 27 maggio e da cui uscirà lo sfidante al campione del mondo in carica V. Anand.
Pesante l' assenza di M. Carlsen, che ha rifiutato di partecipare in disaccordo sui criteri di svolgimento del match e sostituito dal russo Grischuk.
A contendersi il titolo di sfidante in un tabellone tennistico sono:

 V. Topalov e G. Kamsky


Topalov e Kamsky impegnati a Sofia due anni fa nel match che avrebbe designato il bulgaro come avversario di Anand per il titolo

S. Mamedyarov e B. Gelfand


L'azero Mamedyarov impegnato contro Caruana durante le ultime olimpiadi


L. Aronian e A Grischuk


Aronian non è riuscita ad andare oltre la patta nonostante un pedone in più nella prima partita di ieri


 V. Kramnik e T. Rajabov


Rajabov contro Topalov osservati dal grande assente V. Ivanchuk

Ha destato una certa sorpresa il fatto che Rajabov, unico tra i partecipanti, sia arrivato a questo appuntamento in compagnia del padre manager senza nessun secondo, al contrario degli altri, tutti assistiti da eccellenti GM in quest'avventura mondiale.
I primi quattro incontri di ieri sono finiti tutti in parità, ma l'agonismo non è mancato tranne, forse, nella Rajabov-Kramnik.
Straordinaria la copertura on line dell'evento, con diretta video sul sito ufficiale http://kazan2011.fide.com/
e commenti-analisi di Grandi Maestri anche su http://www.playchess.com/ e http://www.chessdom.com/ .

giovedì 5 maggio 2011

C.I.S. 2011 ultimo atto: la cena.

Il conseguimento di ben due promozioni nel giro di una settimana, in serie C e in serie B, dopo diversi anni di delusioni e prestazioni non sempre all'altezza, meritava una degna conclusione: una cena con la consegna di una medaglia celebrativa ai protagonisti  è stata la ciliegina sulla torta di un'annata sportiva finora più che positiva per il nostro Circolo, iniziata a dicembre con la vittoria di A. Barbos nel campionato perugino ( e secondo posto per F. Fulvi) e proseguita con i successi di cui sopra.
La serata è trascorsa nel migliore dei modi grazie anche alla presenza di amici notoriamente "latitanti" dalla vita del Circolo per motivi familiari e di lavoro. Ho usato la parola amici non a caso; l'aspetto più bello e significativo di quest'esperienza è stato che l'atmosfera che si respirava giovedì sera era proprio quella di un gruppo di amici che si sono ritrovati in sieme per condividere un successo di tutti, di chi ha giocato ma anche di chi ha "solo" analizzato, dato consigli, sostenuto i propri compagni nei momenti difficili che pure non sono mancati.


foto di gruppo per i vincitori del campionato di serie C: 1N M. Mignone, 1N A. Balducci, CM A. Martelli e CM F. Fulvi



secondi classificati nel camp. regionale di Promozione: 1N F. Capossela, 1N A. Barbos, 2N S. Strinati, 1N S. Marcugini, 2N L. Pulcini (assente giustificato 1N D. Gubbiotti)

L'augurio ovviamente è quello di proseguire questa bella avventura a partire dal prossimo Torneo a squadre dell' Appennino che si disputerà come ogni anno a Gubbio nella prima metà di giugno; lo scorso anno siamo stati presenti con ben quattro squadre ed è stata forse quella la giornata in cui abbiamo iniziato a porre le basi per quanto di buono è stato fatto in questi mesi, scacchisticamente e ... umanamente.

Gubbio 2010


L.P.

mercoledì 4 maggio 2011

III memorial H. Diekmann: venerdì 6 maggio 21.30

Venerdì 6 maggio, alle 21.30 presso i locali del Circolo perugino in via Bach n5, avrà inizio il III Memorial H. Diekmann, un torneo con cui vogliamo ricordare la figura a noi così cara di Hanjo Diekmann, un amico che purtroppo ci ha prematuramente lasciato 3 anni fa.
Per chi non la avesse conosciuto mi piace ripubblicare le toccanti parole scritte dal CM F. Fulvi, suo caro amico, all'indomani della scomparsa di Hanjo:

Ricordo di Hanjo Diekmann
di Fulvio Fulvi
L’ho conosciuto nel lontano 1986 al 1° torneo nazionale organizzato dal Circolo perugino, a quel tempo un’unica entità, nei locali dell’ex-Hit Hotel: colpiva subito il suo stile di gioco forte e aggressivo e la sua comunicativa, uno spirito libero che osservava il  mondo con occhi acuti, con i suoi validi strumenti concettuali di antropologo di Francoforte (un’università d’importanza storica notevole per le scienze umane: Habermas, Marcuse, Adorno, che lui aveva incontrato). Mi raccontava Marco Perri che un giorno era a Marsciano nella sala di un bar dove c’era una scacchiera e si facevano delle partite, si presentò questo tedesco sconosciuto, si mise al tavolino dimostrando un gioco all’altezza del Maestro Perri; alla fine Hanjo si rivelò essere pure lui Maestro di scacchi e nacque la loro amicizia. Anch’io, incuriosito e interessato dalla conversazione, dai modi gentili, ma anche diretti, incisivi di questo non comune uomo, cominciai a frequentarlo, a stimarlo per la sua passione di antropologo: venni così a conoscenza delle ricerche che conduceva sulla sopravvivenza di antiche risorse economiche in Umbria, sui contrasti da questa regione vissuti tra le sue antiche, forti radici agricole, quasi medievali e le trasformazioni profonde che la rivoluzione industriale aveva portato con sé: Hanjo chiamava queste innovazioni il vento del Nord, la “tramontana” e  il passato antico, sempre latente nell’animo dell’umbro, e riaffiorante e condizionante la sua psiche e il suo modo di essere socievole (o poco socievole): il vento del Sud, lo “Scirocco”. Diekmann scrisse un libro con questo titolo: “Tramontana e Scirocco”, nel quale a noi umbri faceva intravedere sedimenti più profondi della nostra psicologia che riflettevano questa nostra storia  e il dramma del contrasto tra le antiche tradizioni e il nuovo, la modernità. Ma questo libro l’Università italiana non lo ha tradotto, forse anche perché vi erano raccontati fatti riguardanti persone e famiglie del nostro territorio: si trattava di alcune vicende poco chiare… Vere o false che fossero le ipotesi interpretative di questo antropologo tedesco. Hanjo parlava decisamente di “mafia”, qui, in Umbria e mi raccontava di segnali inquietanti, di più o meno palesi minacce che aveva ricevuto. Alla fine era ripartito rapidamente e il suo libro era stato pubblicato solo in Germania. Eppure era un libro davvero stimolante e illuminante: me ne traduceva dei brani e mi raccontava delle cose, degli accadimenti sorprendenti di un  passato non tanto lontano. Quante cose interessanti ha fatto Hanjo! Quante imprese e idee innovative per la vita sociale e quante delusioni per il modo in cui il potere politico, con arroganza, e la stessa Chiesa cattolica, a volte senza neanche una giustificazione qualsiasi, avevano calpestato oppure piegato ai propri fini le sue ricerche audaci e le sue proposte. E tutto ciò amareggiava molto il mio amico, lo feriva profondamente nella sua apertura al mondo, nella sua fiducia nella positività del vivere insieme, nel suo avvertimento dell’importanza della collaborazione. Mi viene in mente  una delle sue osservazioni penetranti: “ma tu tratti un amico come uno “schiavo” se lo spingi a fare delle cose come vorresti tu: lo strumentalizzi”  e mi diede da riflettere per la profondità del rispetto dell’esistenza degli altri e delle loro scelte. Forse proprio  in seguito alle sgradite vicende di lavoro, il fine intellettuale Hanjo aveva riscoperto il grande valore umano dell’amicizia. Ma a volte era caustico e per noi italiani troppo duro, in certe occasioni la sua battuta si venava di disprezzo, e ciò in questi ultimi tempi si era acuito. Indubbiamente quest’uomo ne ha passate tante, tra tragiche esperienze familiari e non adeguati riconoscimenti del valore del suo lavoro. Eppure quante cose ha dato al nostro Circolo, quanti stimoli e momenti belli di sano e sportivo agonismo senza l’atteggiamento negativo di voler vincere a tutti i costi, e quanti insegnamenti scacchistici: dalle simultanee che sempre gratuitamente lui faceva per noi, alla partecipazione al campionato italiano a squadre, alle proposte di scambi con la Germania, all’adesione alla vita del Circolo, sia pure lui lontano nella fredda Francoforte. Credo abbia molto amato l’Italia e l’Umbria anche se ne criticava la troppa passività. Ha chiesto espressamente di essere condotto qui dopo la morte e ciò ci onora. L’esperienza umana dell’amicizia con Hanjo Diekmann è stata per me  notevole e ancora più amara è la perdita di questa cara persona e la sua ingiusta e rapida fine; ma  ha voluto vcacchi. Ci mancherai, caro Hanjo.


Il torneo, che lo scorso anno ha visto il successo della 1N M. Mignone, si articolerà in 8 incontri da 30 minuti ciascuno che verranno disputati nei quattro venerdì di maggio. Per il bando completo vi rimando al sito http://www.perugiascacchi.it/ .

L.P.

martedì 3 maggio 2011

"Non si gioca a scacchi col buoncuore". Nicolas de Chamfort

Ecco come un pigro girovagare su You Tube può avere dei risvolti inaspettati e farti scoprire piccoli capolavori che danno un senso alla tua giornata...