Giuseppe Pontiggia |
Qui però ci interessa soprattutto raccontare la sua passione per gli scacchi.
Pontiggia maturò fin da ragazzo un grande interesse per il gioco e la sua passione rimase intatta nel corso degli anni, tanto che quasi ogni suo romanzo possiede riferimenti al "nobil giuoco". In questo video racconta la sua esperienza e il motivo per cui decise di non dedicarsi agli scacchi a tempo pieno optando per la letteratura: http://www.scrittoriperunanno.rai.it/scrittori.asp?videoId=463¤tId=55 .
Per Lui : "Scrittura e scacchi sono percorsi diversi, ma hanno molti punti di intersezione. Per esempio, negli scacchi è importante l'apertura: non si possono sbagliare le prime mosse per non pregiudicare l'intera partita. Anche nello scrivere è importante partire con il piede giusto. E questo lo dicono tutti quelli che scrivono con ambizione perché l'attacco apre delle possibilità precluse a chi dovesse muovere inizialmente i pezzi sbagliati".
"Un'altra analogia fra scacchi e scrittura è l'obiettivo. Lo scacchista si prefigge la morte dell'avversario. "Scacco matto", in iranico, significa "il re è morto". Scrivere è una sfida idealmente mortale in cui uno può non giocarsi tutte le sue carte, ma quelle più importanti sì. Non può sapere come si conclude la partita. Ogni mio romanzo, ma anche ogni saggio, è per me un viaggio di cui conosco il punto di partenza, ma non il punto d'arrivo". Messe da parte per il momento le analogie tra due forme d'arte che tanto ci affascinano vorrei concludere questa prima parte citando il folgorante attacco di un breve testo intitolato "L'eterno nemico al circolo degli scacchi" , in "L'isola volante", Mondadori, 1996 pg.109-114, di cui consiglio vivamente la lettura: Lorenzo Pulcini | <><><><><><>>>>>> > |
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